SCRIVERE GIALLO – Approfondimenti sulla scena del crimine II parte
LA SCENA DEL CRIMINE
(seconda parte)
CRIMINALISTICA E CRIMINOLOGIA
La volta scorsa abbiamo esaminato il primo impatto con la scena del crimine (SdC), vediamo adesso come viene svolta l’analisi di una SdC da parte della Polizia giudiziaria italiana (la metodologia è diversa, ad esempio, rispetto a quella anglosassone, non dimentichiamolo se descriviamo un delitto avvenuto in Italia) e come la stessa viene messa in sicurezza (“congelata”) e protetta.
Ma prima vorremmo sottolineare, sempre a proposito dell’uso di una terminologia adeguata, con le parole di Armando Palmegiani - poliziotto esperto della scena del crimine e professore di Criminologia clinica e psicopatologia forense - che il luogo dove viene compiuto un crimine “è il punto di congiunzione tra la criminalistica e la criminologia, due discipline che molti tendono a confondere. In realtà, la prima studia le moderne tecniche di ricerca delle tracce, le metodologie e le procedure di laboratorio al fine di risalire alle tracce stesse di un delitto e all’identificazione del responsabile, mentre la seconda studia i reati, gli autori e le vittime.
Nella scena del crimine, quindi, si trova il punto di contatto tra una scienza più teorica, la criminologia, e quella, invece, più pratica, la criminalistica, appunto.”(Nerocrime.com)
COME ANALIZZARE LA SCENA DEL CRIMINE
Sempre Palmegiani ci spiega come procede in Italia l’analisi della SdC, che viene “effettuata, dal principio, con un sistema definito ‘punto-punto’. Ossia, preferiamo procedere diretti al punto più importante e visibile della scena, per esempio il cadavere, e poi sequenzialmente agli altri oggetti d’interesse investigativo visibili da quel punto, per esempio una pistola, un bossolo, un’impronta eccetera.
A quel punto, dopo aver individuato le tracce più visibili, si procede ad una ricerca sistematica basata sul seguente ordine: da destra verso sinistra, dal generale al particolare, dal basso verso l’alto. Questa sequenza è la stessa utilizzata per la descrizione degli ambienti all’interno del sopralluogo della Polizia scientifica, l’atto complessivo che serve a fissare la scena del crimine.
Ma che cosa succede quando i sopralluoghi di una scena del crimine si svolgono all’aperto e non in un appartamento o in un luogo chiuso? Ebbene, in questi casi, la scena del crimine può essere divisa in settori rettangolari per permettere di analizzare il luogo in modo più minuzioso, evitando così di cercare più volte nella stessa area.” (Nerocrime.com)
È importante tener presente che tutti gli operatori che dovranno analizzarla o visionarla si devono munire di apposite protezioni, quali una tuta monouso, un paio di copricalzari e un cappuccio, dei guanti in lattice e una mascherina. In questo modo si eviterà la contaminazione accidentale della SdC da parte degli operatori con le proprie impronte digitali o altri residui biologici.
Va anche sottolineato che queste specifiche protezioni permettono di salvaguardare gli stessi operatori da eventuali contaminazioni da parte dell’ambiente (ad esempio di sangue infetto rinvenuto sulla SdC).
METTERE IN SICUREZZA LA SCENA DEL CRIMINE
La prima cosa di cui gli investigatori devono preoccuparsi una volta individuata la scena di un crimine è la sua messa in sicurezza. Infatti, la possibilità di trovare delle tracce che possano ricondurre agli autori del crimine dipende esclusivamente dalla salvaguardia dei luoghi dove è avvenuto. Bisogna quindi fare tutto il possibile per garantire che la SdC - comprese le vittime, le location e le prove - non venga contaminata, in modo da permettere lo svolgimento del lavoro della polizia scientifica.
Per fare questo sono necessarie alcune misure fondamentali:
- Circoscrivere la SdC tracciandone il perimetro.
- Controllare l’accesso alla SdC impedendo l’ingresso a qualsiasi persona non autorizzata.
- Intraprendere ogni iniziativa atta a garantire che non sopravvengano incidenti, interferenze, interruzioni del lavoro di ricerca o altri disturbi.
- Acquisire informazioni da persone che conoscono bene le condizioni generali dell’ambiente o della zona in esame.
- Prendere nota di tutti quelli che hanno avuto accesso alla SdC
- Identificare i presenti (al di fuori dei nastri protettivi).
- Prendere le impronte e il DNA degli operatori prima che gli sia permesso l’accesso alla SdC.
- Prendere nota di tutto e non basarsi sulla memoria.
- Sistemare i nastri protettivi o piantonare l’area, comprendendo le vie di accesso e di fuga.
- Annotare i nomi di tutte le persone, gli autoveicoli che si avvicendano, il motivo, i tempi di arrivo e partenza.
- Annotare le condizioni meteorologiche.
- Attuare provvedimenti per proteggere la scena da condizioni di tempo sfavorevoli.
- Se necessario, provvedere che i cassonetti ed i cestini della nettezza urbana presenti nelle zone adiacenti non vengano svuotati.
- Non fumare nell’area.
- Annotare la presenza di odori o aromi.
- Stoccare e custodire i reperti raccolti in modo da evitare che si deteriorino o che vengano contaminati.
LE CINQUE W+ H
Come ci ricordano Lucarelli e Picozzi in Scena del crimine, investigatori e scienziati sono alleati per determinare la verità al di là di ogni dubbio. Per questo lavorano in sinergia per trovare le risposte agli interrogativi che pone la scena del crimine secondo la nota teoria delle cinque W+ H, che è bene ricordare. Ovvero: when (quando) where (dove), what (cosa) who (chi), why (perché) e how (come).
Il momento della morte, il quando, in mancanza di testimonianze, verrà stabilito dall’esame autoptico del cadavere. Per comprendere il dove e il cosa saranno necessari gli apparecchi tecnologici ormai molto sofisticati di cui dispongono i tecnici della scientifica o dei RIS (carabinieri) che rileveranno eventuali tracce lasciate dall’assassino. Il chi riguarda per prima cosa l’identità della vittima, che fornirà la direzione alle indagini (abbiamo già accennato all’importanza della vittimologia, ma riprenderemo l’argomento), per giungere a stabilire quella del colpevole. Il perché chiama in causa il movente, che c’è sempre, anche quando si escludono passione, denaro e vendetta che coprono la maggior parte delle motivazioni. Se si tratta di follia omicida, allora ci sarà lavoro per gli psichiatri forensi. Infine il come: toccherà a medici ed esperti (tossicologi, antropologi forensi, periti balistici etc.) stabilire i mezzi utilizzati dall’assassino.
(continua)
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