A SCUOLA DAI GRANDI : ANDREA CAMILLERI
ANDREA CAMILLERI
L’incredibile successo tardivo di uno scrittore geniale
“Il mio modo di scrivere è anarchico, metto su carta uno stimolo e non so che sviluppo avrà.”
Nel 2012 Andrea Camilleri e Tullio De Mauro dialogarono a Palazzo Barberini davanti a una platea attenta e partecipe. Ad assistere a quello scambio tra due giganti c’eravamo anche noi e ne abbiamo conservato un ricordo indelebile.
E pensare che prima che diventasse uno dei più noti scrittori italiani, dopo essere stato travolto dal successo all’età di 73 anni, e dopo anni di rifiuti da parte degli editori, solo gli ‘addetti ai lavori’ sapevano chi fosse Andrea Camilleri, regista e sceneggiatore.
Gli è stato chiesto se avesse trovato una formula magica e questa è stata la sua risposta:
“Se io avessi il segreto di scrivere libri di successo come la formula della Coca-Cola, me lo venderei e me ne starei in pace in un castello in Normandia. Invece non esiste questa formula.”
Se un segreto c’è, oltre alla genialità, è la maestria nel narrare le sue storie con una incredibile capacità visiva, che gli derivava anche dalla lunga esperienza di regista e sceneggiatore.
IL “METODO CAMILLERI”
Il “Maestro” traeva l’ispirazione dai fatti di cronaca o dai libri di storia: da quell’input cominciava a scrivere, senza mai prendere appunti. Ma non si trattava per forza del primo capitolo del libro. Come lui stesso dichiarò, proprio per scrivere un romanzo senza salti logici e temporali, Camilleri scelse “la gabbia” del romanzo poliziesco, dove sono necessarie la logica dei fatti e la consequenzialità. Nacque così il primo dei romanzi di Montalbano, La forma dell’acqua.
Le idee migliori gli si presentavano di notte, a letto, oppure prima e dopo la pennichella postprandiale. Ed erano frutto di un esercizio costante, più che dell’ispirazione del momento.
Scriveva ovunque e utilizzando ogni mezzo a disposizione, compreso il computer, che adoperava “come una macchina da scrivere perfezionata”. A suo dire, non soffrì mai del blocco dello scrittore o della sindrome da pagina bianca, ma piuttosto poteva rendersi conto di aver scritto cose di poco valore e, in quel caso, le eliminava, come quando iniziava un racconto e, accorgendosi che non procedeva, allora lo lasciava perdere perché “vuol dire che la cosa è nata male dentro di me”.
LA COSTRUZIONE DEL PERSONAGGIO
Camilleri affermava di non rifarsi mai a persone incontrate o realmente esistenti, ma di partire sempre dai dialoghi: prima un personaggio doveva parlare, poi lui avrebbe deciso cosa farne. Solo dopo aver scritto le parole e le frasi che utilizzava di più, l’intercalare, le pause, allora ne avrebbe desunto l’abbigliamento, il luogo dove viveva e l’ambiente in cui si muoveva. A quel punto riusciva a visualizzarlo ancheei dettagli fisici. In sintesi, per lui la chiave di un personaggio era nelle parole. Il dialogo che teneva a battesimo la nascita di un personaggio veniva riscritto e limato fino a quando l’autore non era convinto del risultato, solo a quel punto il nuovo nato poteva fare il suo ingresso nel romanzo
LA ROUTINE DELL’ “IMPIEGATO DELLA SCRITTURA”
Così amava definirsi lo scrittore, che indicava la sua peculiarità proprio nella rigida routine giornaliera, che ricordava quella del suo amato Simenon. Eccola. Sveglia alle sei. Precisa sbarbatura. Vestirsi di tutto punto. Parte della mattina - tre 3 ore circa - dedicata alla scrittura, occupandosi in genere di tre storie alla volta. In tarda mattinata, giro del quartiere, bar, sigarette, conversazione con chi c’è. “Leggi tanti piccoli fatti, ascolti frasi per strada. Due o tre rimangono in mente, crescono fino a diventare una storia.” Pranzo in famiglia. Pomeriggio alla scrivania per rivedere le pagine, correggere, riscrivere, ripensare. Serata dedicata allo svago, per liberare la mente immergendosi nella vita.
CONSIGLIO AGLI ASPIRANTI SCRITTORI Anche Camilleri agli amanti della scrittura consigliava di leggere. Leggere i propri scrittori preferiti per capire “come hanno fatto”. I suoi erano sempre Simenon e i siciliani – Pirandello e Sciascia – e poi Cechov, il suo preferito, Gogol, Sterne, Beckett e Faulkner.
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